Il Rapporto del Politecnico di Milano sulla digitalizzazione delle PMI 2021 racconta cosa si fa e cosa c’è da fare. Sembra management invece è una rivoluzione
Ok, avete da tempo iniziato a fare la fattura elettronica. Praticamente è diventato obbligatorio.
Per questo l’archiviazione dei vostri documenti contabili è diventato digitale: più facile, più comodo.
E magari la vostra rete vendita dispone anche di un CRM: è una comodità per gli agenti, senza dubbio, avere lo storico di tutto quel che hanno chiesto i clienti, le loro domande, i loro problemi. Ed è una comodità per l’azienda, avere sott’occhio tutte le richieste di assistenza aperte, girarle in automatico a chi ha le migliori competenze per risolverle o magari, più semplicemente, a chi è meno carico di lavoro in quel momento. E anche controllare il livello di produttività di ogni singolo operatore, per tradurre un carico eccessivo o una momentanea inadeguatezza in opportunità di miglioramento, è importante.
È inutile nascondersi dietro un dito, però: i più esperti hanno già tutto in testa. Compreso il portafoglio clienti. E rapporti personali con ogni singolo cliente. D’altra parte… “Si è sempre fatto così”. Poi se ne vanno e un pezzo di knowledge base viene perso. D’altra parte, si sa, sono sempre i migliori che se ne vanno…
Poi è arrivata la pandemia e i comportamenti dei clienti si sono modificati: molto più digitale, senza dubbio, molta più richiesta di interazioni automatiche – specie da parte delle generazioni più giovani, utilizzo di canali differenti.
Anche gli agenti più esperti hanno avuto difficoltà. E qui si tratta solo delle vendite.
Gestire richieste di assistenza da remoto, che arrivano da molti più canali, è un lavoro molto più oneroso di prima, ma potenzialmente molto proficuo, proprio perché garantisce una quantità di dati prima impensabile: che la richiesta di assistenza venga da un cliente, da un vostro collaboratore, o direttamente dal sensore di una macchina, è proprio la capacità di far confluire tutti questi dati in un unico luogo (il cloud, in genere), dove siano messi in sicurezza, analizzati, aggregati e sintetizzati, a fare la differenza.
Servono macchine, sensori, piattaforme cloud.
Ma serve soprattutto la cultura dell’utilizzo dei dati.
L’opportunità rappresentata dalla digitalizzazione è enorme: più avanti i numeri che segnano il gap tra chi è digitale e chi no in termini di fatturato e produttività.
“La maturità digitale delle PMI: A che punto siamo?” curato dall’Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI del Politecnico di Milano, racconta che le PMI sono suddivise in quattro categorie, nel livello di approccio al digitale nel 2021: tralasciando i due estremi, quelli che ancora hanno tutta la contabilità gestita con la carta, e quelli che hanno tutti i processi, dall’approvvigionamento alla produzione alla vendita, interamente digitalizzati, l’80% delle PMI italiane è nel limbo di chi ha capito l’importanza decisiva della digitalizzazione nel determinare la produttività di un’azienda, ma stenta a trovare la giusta misura, i giusti prodotti e la giusta consulenza per approdare al livello superiore. Come fosse un video gioco.
I vantaggi sono evidenti: secondo la fonte citata l’utile netto delle aziende con il migliore livello di digitalizzazione è del 28%, il margine di profitto migliore del 18%, il valore aggiunto superiore dell’11% e il capitale circolante netto più consistente in misura del 24%.

Ok, interessante, come si fa?
Bisogna leggere la nota metodologica della Ricerca del Politecnico per arrivare a capire cosa sia veramente decisivo a livello di digitalizzazione nell’orientare le scelte degli imprenditori e persino l’attività delle istituzioni nell’allocazione dei fondi del PNRR: l’indice utilizzato per classificare le migliori aziende, quelle che registrano gli incrementi numerici indicati sopra, prevede anche parametri come “visione” e “cultura digitale”.
Perché?
In MGA Automation lavoriamo a migliorare la produttività degli impianti industriali e abbiamo le idee chiare in merito: la scelta di utilizzare i dati per orientare le prassi produttive, di gestione degli impianti e dei materiali, fino alla vendita fa la differenza tra l’utilizzo di uno strumento e l’adozione di una filosofia.
È proprio l’adozione della filosofia delle piattaforme digitali, come Keypai, che accorcia le distanze tra chi fa i prodotti e chi gestisce i macchinari, mette in relazioni i dati di produzione con quelli dei consumi e delle forniture, li adegua in modo automatico alle oscillazioni del mercato e quindi in modo decisivo, alle richieste dei clienti.
Per questo l’adozione di strumenti digitali, senza l’adozione di una nuova visione della filiera, meno verticale e più orizzontale, liberata da burocrazia e gerarchia, fa impennare l’utile: è un’equazione matematica, che stabilisce che più vicinanza ai mercati significa più opportunità di business. E per farlo servono consulenza, customizzazione delle piattaforme digitali e formazione. In modo agile e veloce.
Il rapporto dell’Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI del Politecnico di Milano è scaricabile online a pagamento. La nostra consulenza su come migliorare le performance grazie alla digitalizzazione dei processi, invece è gratis ed è a portata di click:
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